Convegno nazionale“Non solo donne”, venerdì 25 novembre 2011- Roma – Sala Mercede – Camera dei Deputati, Via della Mercede 55

Parteciperò con un intervento dal titolo  ” Pratiche artistiche e educazione alla non violenza”, nel Convegno Nazionale di Roma alla Camera dei Deputati . E’ un momento importante del percorso verso la messa in scena a marzo 2012 di “difesa di dama” , testo spagnolo che con cruda verità, affronta il tema nascosto della violenza domestica, e un momento di verifica importante per me, per il mio percorso di artista e di essere umano di genere femminile.
Ho scelto di dedicarmi a realizare un teatro e una proposta artistica che fossero anche una missione di civiltà, oltre che di accrescimento culturale, per questo, ho sempre trattato il contemporaneo proponendo congiuntamente  arte e la riflessione sulle criticità che affliggono la nostra società . Dalle buone pratiche messe appunto in  10 anni di Festad’Africa Festival,  nasce ora questo nuovo percorso  legato a  difesa di dama.

 

nella foto: Arnaldo Ninchi, Daniela Giordano, Lorenzo Gioielli

 

Convegno di sensibilizzazione organizzato da Progetto Vittime e Associazione Europea Dialoghi – Roma 25 novembre 2011.
In occasione della giornata contro la violenza sulle donne, siete invitati al convegno nazionale“Non solo donne” che si terrà venerdì 25 novembre 2011 a Roma presso la Sala Mercede della Camera dei Deputati, Via della Mercede 55 alle ore 14.
Si vuole dare spazio a chi non ha mai avuto la possibilità di esprimersi. Dare una voce emotiva al dolore del parente o della vittima stessa di un atto criminale violento. Una qualsiasi situazione ha sempre più di un punto di vista. Una qualsiasi situazione può essere valutata attraverso molteplici risvolti. A seguito di un crimine violento di solito si cerca il colpevole. Di solito ci si concentra sul bisogno di fare giustizia del torto. Per crimine violenti si intendono atti omicidiari, abusi sessuali, atti di pedofilia. Più il crimine è efferato, più è importante fare giustizia. In questa ricerca spasmodica del reo si perde però l’umanità di un sistema che sembra disinteressarsi di chi ha subito il torto. Tutto ciò che non risolve il caso è sullo sfondo, trascurabile. Il punto centrale è assicurare il reo alla giustizia. In tal senso la voce della vittima o del parente o dell’amico diventa solo un elemento di ricostruzione di una dinamica che ha come vertice l’assassino, l’abusatore, il colpevole. Il resto non serve. Una volta arrivati ad un processo viene richiesto ai parenti e amici ed alle vittime di ripetere quello che è successo, pubblicamente. Riaprire le ferite con l’unico scopo di essere parte di un impianto accusatorio più o meno coerente. Non c’è spazio per la soggettività, per il dolore personale, per la cura della ferita. È un sistema meccanico che si auto genera ed esclude l’individualità del profondo disagio. Non vengono previste strutture adatte per accogliere chi ha subito il torto, non è previsto un percorso di cura ed accettazione del lutto. Ognuno per se utile solo ad un fine giustizialista.
Il convegno vuole, attraverso l’intervento di vittime, parenti e delle varie figure professionali che si occupano di reati violenti, porre l’attenzione su la parte umana e dolorosa dell’atto criminale. Progetto Vittime si occupa sia del lutto di un parente, sia della difficoltà dei professionisti che si occupano, sotto i vari profili professionali, di sanare legalmente, psicologicamente e socialmente una ferita che a volte appare inguaribile.
“Non solo donne” vuole porre l’attenzione sulla parte umana e dolorosa dell’atto criminale, sia dal punto di vista di varie figure professionali che si occupano di reati violenti, sia da chi il dolore lo ha vissuto sulla propria pelle…
e ora ha voce per raccontare

Intervengono
On. Silvia Costa- Deputato presso il Parlamento Europeo
Prof.ssa Daniela MarraniPresidente Ass. Europea Dialoghi
Dott.ssa Cettina Mezzatesta – Psicologa – Psicoterapeuta
Dott.ssa Imma GiulianiCriminologa
Dott.ssa Angela NicolettiGiornalista
Avv. Enrica Sassi – Avvocato
On. Lanfranco Tenaglia – Deputato presso la Camera dei Deputati della Repubblica Italiana
On. Claudio Bucci – Consigliere Regionale – Regione Lazio
Avv. Paolo CarnevaliAvvocato
Dott. Danilo LevoteCriminologo
Dott. Fabrizio MignaccaPsicologo Psicoterapeuta
Daniela Giordano – Attrice e produttrice
Collegamento in video-conferenza con Cagliari dal Convegno Nazionale “Educhiamo al rispetto delle donne”
Francesca Baleani
Stella Bonetti
Letizia Lopez
Paola Pellinghelli
Marzia Schenetti autrice del libro autobiografico “Il Gentiluomo. Una storia di stalking” ed. Il Ciliegio
Claudia Vincenzi autrice del libro “Plagiata” ed. Mondadori
Guglielmo Mollicone
Claudio Scazzi
Modera
Avv. Carlo Ioppoli
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Daniela Giordano, attrice, regista e direttrice artistica di Festa d’Africa ci racconta in un’intervista di Orpheus, il suo ultimo spettacolo

http://www.vogue.it/vogue-black/the-black-blog/2011/10/daniela-giordano

di Cristina Ali Farah

Attrice di teatro, cinema e televisione, regista, autrice, Daniela Giordano è l’ideatrice e direttrice artistica di Festa d’Africa, Festival Internazionale delle Culture dell’Africa Contemporanea. Orpheus, spettacolo da lei scritto, diretto e interpretato, con danza e coreografie di Lamine Dabo e musiche composte ed eseguite dal vivo da Ismaila Mbaye e Gijbril Gningue, è in scena a Roma in questi giorni.

Qual è il tuo rapporto con il mito di Orfeo?

“Il mito di Orfeo ha attraversato tutta la mia vita, mi ha sempre affascinata da quando ero bambina. L’amore che ha il potere di sconfiggere la morte, la musica e quindi l’arte che avvicinano l’essere umano agli dei, mi facevano fantasticare di assoluto. Poi vidi in televisione l’Orfeo negro di Marcel Camus. Fui stregata dalla magia e dall’ambientazione della storia nel carnevale di Rio de Janeiro, l’amore, il dolore, la ricerca, la morte, il caos, dove figure infernali, (simbolicamente maschere di un carnevale) si mescolavano a esseri umani”.

Il tuo processo creativo, la riscrittura del mito, come è avvenuta?

“Scrissi Orpheus nel 2004, in una settimana credo o in una notte. Fu un gesto liberatorio. Dovevo riflettere sull’amore, la morte e sulla natura del divino. Vicende personali mi stavano lacerando, la morte di mio padre e la separazione dal mio compagno, avevo bisogno di mettere ordine nei miei sentimenti. Orpheus mi è venuto incontro per la via. Cosa non aveva capito l’eroe del mito? Lui che, col suo canto e il suo dolore, aveva ricevuto un dono unico dagli dei, quello di scendere vivo nell’Ade per riprendersi la vita della amata, la sua metà”.

Cosa è che rende nero questo Orfeo?

“L’Africa in tutti questi anni, di teatro, di scambi, di amici, di viaggi, di studi, mi ha insegnato molte cose. La pazienza, il sorriso, l’ascolto, il rapporto privilegiato con il dolore. Sono stati i luoghi della terra nei quali ho percepito la natura del divino. Per questo Orpheus è nato africano. Non avevo altro luogo dove poter immaginare un essere umano in marcia per trovare l’amore perduto, che poi coincide con il ritrovamento del sé, mentre la natura gli parla e si trasforma”.

Nello spazio del palco sei in continua relazione con i musicisti e il danzatore. Mi dici qualcosa su questo? Come siete riusciti a combinare i movimenti della danza con le parole e la musica?

“La ricerca espressiva nelle mie creazioni in teatro, si è sempre orientata alla contaminazione tra le arti e i generi. Il ritmo è tutto. Parto sempre da lì, per questo spesso i miei testi hanno una metrica. Con tutti gli artisti coinvolti nel progetto, ci conosciamo da tanti anni e abbiamo lavorato insieme molte volte, grazie a Festa d’Africa Festival. Chiesi a Lamine Dabo se se la sentiva di tornare a danzare per me: è uno dei migliori danzatori che abbia mai visto, eppure ha rischiato di perdere le gambe in un incidente, i medici gli avevano diagnosticato l’impossibilità a tornare a camminare, figuriamoci a ballare. Conosceva il viaggio all’inferno, lui c’era stato e poteva raccontare il corpo di Orpheus. Ismaila Mbaye e Djibril Gningue sono due sciamani, si divertono a suonare ma non perdono mai il contatto con ciò che li circonda, sono in perenne comunione con il cosmo e tutti i suoi abitanti. Formata compagnia ci siamo messi all’opera, ma potrei dire meglio, ci siamo messi in totale ascolto uno dell’altro. Così è nato questo Orpheus, dai molti linguaggi visivi e sonori, creando nuovi equilibri e nuove armonie policrome. Ogni volta che ci ritroviamo su un palco a raccontare Orpheus si ricrea questa magia”.

Cristina Ali Farah

Pubblicato: 31 ottobre 2011

 

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I MISTERI D’AFRICA A ROMA SE ORFEO SIAMO NOI di Maurizio Bonanni

L’OPINIONE delle LIbertà- quotidiano- Società E Cultura-16 Settembre 2011 –

Al Teatro di palazzo Santa Chiara, a due passi dal Pantheon, rivivono i miti classici, nelle esotiche atmosfere delle terre d’Africa. Daniela Giordano, attrice autrice e regista dello spettacolo “Orpheus”, nonché direttrice del Festa d’Africa Festival (“esportato” in tutto il mondo, con ampia soddisfazione delle etnie e delle razze più disparate) ha danzato, recitato e qualche volta cantato il mito rivisitato di Orfeo, il cantore dal volto umano che incantava e intratteneva gli dei con la sua voce. Certo, la “torsione” di scopo è stata da subito evidente, con Orfeo che si perde lungo la strada del ritorno, trasportandola in una barca “kajak”, la sua sposa fresca di nozze e, mentre il volgo agita il venticello della calunnia, parlando di uxoricidio, lui prepara la sua fede incrollabile, per tracciare il suo cammino discendente, verso un luogo da sempre definito come quello del non ritorno. Ad accompagnarlo è la luce della sua fede, cangiante come un’aurora boreale, in cui si intrecciano gli odori e gli umori della cosa misteriosa, miscelati dalla voce della Giordano, che estrae da un paravento luminoso e trasparente lo spirito del tempo, impersonato da un ballerino africano la cui storia personale è già di per sé un ritorno dall’Ade, in cui il moto di avvitamento verso l’alto, fuori dal cono fumante del vulcano, è frutto della pura volontà e della follia dell’umano osare oltre ogni proprio limite. Questo, in fondo, è anche il messaggio primordiale di Orfeo, che si scontra con la sua anima maschile che cerca fuori di se stessa il segreto dell’amore puro, che sta invece tutto chiuso al suo interno, come solo le donne sanno bene. E così la luce guizza su per l’erte scale, passo dopo passo, follia dopo follia. La danza si fa animale, con ombre cinesi e volumi che impersonano la dea della caccia, con le membra protese verso l’odore della preda. A volte, il corpo scuro semplicemente si tende elasticamente, in una danza nuziale avvolgente e struggente, fino alla totale compenetrazione, nel finale, tra la voce narrante femminile e l’essere duale maschile. L’aria della scena tutt’intorno gronda sensualità, come nell’attimo in cui lo sposalizio si consuma tra lenzuola immacolate, che debbono essere, una volta contaminate dal sangue virginale, mostrate al drago della curiosità morbosa, pronto a scatenare, in caso di una delusione, tutta la sua lussuria verbale, a sublimazione di un atto tanto desiderato quanto proibito a chiunque, tranne che al legittimo sposo. Ed ecco che, nel racconto della Giordano, Orfeo è condotto a rivivere, per meglio capire se stesso, i giochi d’infanzia, l’educazione paterna racchiusa in una sfera che rotola educata tra la mano del ballerino, sempre disteso come una corda ben stirata di violino, e quella della Giordano che, girando le spalle al pubblico, lascia grande spazio ai gesti, alla musica, ai suoni, davvero straordinari, di strumenti a noi del tutto sconosciuti, manipolati da un suonatore di tamburi che sviluppa in un quieto trance le sue percussioni ritmate. La Giordano, però, si rifiuta di assecondare il mito (laddove gli dei restituiscono Euridice a Orfeo e la lasciano andare con lui, a patto che l’eroe non si giri mai a guardarla, prima di aver abbandonato il territorio dell’Ade. Orfeo non resiste, si gira e la perde per l’eternità), descrivendo la gioia del marito e dei suoi parenti, quando Euridice giace nel letto nuziale come ogni sposa che si rispetti. La cosa più straordinaria, però, è che Orfheus, recitato in italiano, sia stato portato ai quattro angoli del mondo e “compreso” da tutti, qualunque fosse la loro lingua d’origine. Già, perché c’è qualcosa d’altro che crea l’universalità nelle cose e che trascende le parole, i mille vocabolari della terra. I misteri d’Africa, le armonie magiche delle voci, dei tamburi e della danza rendono visibile il misterioso, facendo dell’alieno un autoctono, in base ad un codice tutto da scoprire e che il teatro, i dialoghi, le tonalità e i gesti della Giordano e dei suoi attori/artisti ripercorrono fedelmente, senza trascurare alcun nesso tra le cose e i significati. Davvero una formidabile rivisitazione del classico, che tratta il teatro borghese come il serpente della mela nel paradiso terrestre!

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Orpheus dal 6 al 11 settembre 2011 Festad’Africa a Palazzo Santa Chiara… teatro, musica, danza, fotografia…

Spettacolo scritto diretto e interpretato da Daniela Giordano con la danza e le coreografie del danzatore e coreografo senegale Lamine Dabo e le musiche composte ed eseguite dal vivo da Ismaila Mbaye e Gijbril Gningue.
Appuntamento di settembre con Festad’Africa, in questa nuova dimensione che il festival ha assunto quest’anno. bliz , incursioni, con un programma che si realizza in progress, in ascolto con ciò che ci circonda. Non ci siamo rassegnanti alla crisi, al vuoto programmatico, alle speculazioni mentali e politiche, e ci siamo autoconvocati per mantenere aperta la riflessione su chi siamo e su chi è l’altro. Ascoltarsi prima… di tutto. Abbiamo sempre detto che il teatro è militanza, e questa affermazione è ancora più solenne in momenti come questi , nei quali sembra che l’emergenza possa rendere inutile la poesia o il teatro. BENE, NON è COSì! NUTRIRE NON SOLO IL CORPO NUTRIRE ANCHE LA MENTE E LO SPIRITO PER NON CEDERE ALLA PAURA PER NON DIVENTARE BARBARI A QUESTO SERVE IL TEATRO A QUESTO SERVE LA CULTURA CHI NON HA PAURA è LIBERO! 2 -11 settembre nel foyer di Palazzo Santa Chiara Mostra/Foto STORIE VAGANTI Di Laila Hassan Hassanein Siamo storie vaganti. Ce ne andiamo in giro per il mondo con le nostre storie passate e future cucite addosso. Storie di gioia e di dolore, di orgoglio e di umiltà, di ribellione e di omertà. Raramente le rendiamo visibili agli altri. In effetti, passiamo gran parte del nostro tempo a costruire maschere che le rendano un po’ più sopportabili, che gettino un pizzico di luce qui, un po’ più ombra lì. L’Africa è diversa. L’Africa le sue storie le urla. Che tu abbia voglia di ascoltarle oppure no. Tutta una vita passata ed una vita futura custodite in uno sguardo, in un gesto, nel modo di camminare o di sorridere. Storie crudelmente e felicemente esposte alla luce del sole, per gli occhi che sanno guardare e per quelli che impareranno a farlo. Non c’è scelta. E’ fin troppo facile allora catturarle in uno scatto; una frazione di secondo, uno stralcio di vita rubato. Questi scatti sono furti, la mia fotocamera una trappola per storie vaganti. 6-11 settembre Teatro Palazzo Santa Chiara ORPHEUS di Daniela Giordano (ospite del cartellone di Santa Chiara Music Festival) Una riflessione sul contemporaneo e sulla realtà multietnica che ha trasformato la nostra società. Lo spettacolo unisce e utilizza differenti codici culturali dall’ Europa all’Africa, dalla poesia al teatro, dalla musica alla danza, sottolineando le convergenze che mettono in evidenza l’interdipendenza tra diverse culture. Orpheus propone un nuovo linguaggio teatrale che coniuga e armonizza suggestioni e saperi della cultura europea e della cultura africana, attraverso la danza, il teatro e la musica. Insieme a Daniela Giordano in scena: il danzatore senegalese Lamine Dabo con le musiche dal vivo eseguite da Ismaila Mbaye, djembè e tama, e Djibril Gningue , canto e kora.Daniela Giordano
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Orpheus dal 6 al 11 settembre 2011 Festad’Africa a Palazzo Santa Chiara… teatro, musica, danza, fotografia…

spettacolo scritto diretto e interpretato da Daniela Giordano con la danza e le coreografie del danzatore e coreografo senegale Lamine Dabo e le musiche composte ed eseguite dal vivo da Ismaila Mbaye e Gijbril Gningue. Continua a leggere ›

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Orpheus di Daniela Giordano torna a Roma!!!

Orpheus 2011 a Roma ORPHEUS
Dal 6 all’11 settembre torna sulla scena romana, dopo due anni di successi internazionali, l’Orpheus di Daniela     Giordano,    ultimo appuntamento nel ricco cartellone del festival musicale del Teatro Palazzo Santa Chiara.

Uno spettacolo di musica, parola e movimento che partendo dal mito classico, realizza, nella scrittura e nella messa in scena di Daniela Giordano, una sublime sintesi di linguaggi visivi e sonori.

Una riflessione sul contemporaneo e sulla realtà multietnica che ha trasformato la nostra società. Lo spettacolo unisce e utilizza differenti codici culturali dall’ Europa all’Africa, dalla poesia al teatro, dalla musica alla danza, sottolineando le convergenze che mettono in evidenza l’interdipendenza tra diverse culture.
Orpheus propone un nuovo linguaggio teatrale che coniuga e armonizza suggestioni e saperi della cultura europea e della cultura africana, attraverso la danza, il teatro e la musica.
Insieme a Daniela Giordano in scena: il danzatore senegalese Lamine Dabo con le musiche dal vivo eseguite da Ismaila Mbaye, djembè e tama, e Djibril Gningue , canto e kora.
Lo spettacolo è prodotto da CRTscenamadre e Festad’AfricaFestival Internazionale delle culture dell’Africa Contemporanea 2011- X edizione.

Dice la Giordano su Orpheus: “ E’ uno spettacolo sull’Amore. Orpheus perde la sua donna perché ha perso l’amore. Ma lei conosce il suo smarrimento,e lo guiderà fino a ritrovare se stesso e l’amore perduto. Una bella favola contemporanea, insomma, con un lieto fine. La musica è fondamentale nel mio teatro, così come l’immagine, la parola e il movimento. Gli ultimi 15 anni della mia carriera artistica si sono molto legati all’Africa. Realizzare questo spettacolo, mettendo in relazione e mescolando la nostra cultura a quella africana, è la sintesi del mio percorso e della mia ricerca artistica.”

Lo spettacolo dopo Roma, sarà al Teatro Nazionale di Algeri , in Algeria, e al Festival di Teatro di Cartagine , in Tunisia.

Teatro Palazzo Santa Chiara . Piazza Santa Chiara 14, Roma, ( zona Pantheon)

prenotazioni e informazioni

info@palazzosantachiara.it

 

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Festad’Africa Festival al Teatro Valle occupato

Festad’Africa al teatro Valle occupato, racconta attraverso la testimonianza di Engi, cantante del gruppo Karizma Music Band, ospite della X edizione del festival, la rivoluzione egiziana del 25 gennaio al Cairo in Piazza Al Tahrir. In prima persona, Engi , parla della sua esperienza nei 18 giorni della rivoluzione, dall’occupazione della piazza alla cacciata di Mubarak. Il racconto è accompagnato da immagini inedite di Piazza Al Tahrir e della proiezione di un video sulla rivoluzione. Dopo un minuto di silenzio in memoria dei caduti per la libertà d’Egitto, il gruppo nubiano dei Karizma regala al pubblico, un brano del suo repertorio , Ryah Nubia ( il vento della Nubia), scritto appositamente in occasione della loro partecipazione a Festad’Africa Festival 2011.

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Occupazione Teatro Valle

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senzatomica.it

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Senzatomica



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