Platinette commenta “Le cose che restano” su DiPiù

dicembre 29th, 2010 by admin

i miei voti : 10 a Daniela Giordano

Platinette, La TV che vedo
i miei voti: 10 a Daniela Giordano

Mercoledì 22 e 29 terza e quarta parte di “Le cose che restano” di Tavarelli, ore 21, RAIUNO

dicembre 21st, 2010 by Daniela

Lunedì 13 e mercoledì 15 dicembre, RaiUno, ore 21.10, Le cose che restano di Tavarelli

dicembre 13th, 2010 by Daniela

Da questa sera su Raiuno andrà in onda Le cose che restano, la fiction scritta da Sandro Petraglia e Stefano Rulli, diretta da Gianluca Tavarelli, che racconta la storia di una famiglia normale che all’improvviso, schiacciata dal dolore per la morte di un figlio, si perde, si sgretola per poi ritrovarsi e ricomporsi in modo diverso.

Nelle quattro puntate della miniserie, prodotta da Rai Fiction, con la partecipazione di France Télévisions e MPF, prodotto da Angelo Barbagallo per Bibi Film Tv, faremo la conoscenza della famiglia Giordani, papà Pietro (Ennio Fantastichini), mamma Anita (Daniela Giordano) e dei loro quattro figli Nora (Paola Cortellesi), psicologa e madre single, Andrea (Claudio Santamaria), funzionario del ministero degli Esteri appena tornato in Italia, Nino (Lorenzo Balducci), architetto che lavora come manovale e Lorenzo (Alessandro Sperduti).

Attorno a loro ruotano numerosi personaggi come Shaba (Farida Rahouadj), una profuga clandestina alla ricerca di sua figlia Alina (Leila Bekhti), Francesca (Antonia Liskova), interesse amoroso di Nino, Valentina (Valentina D’Agostino), compagna d’università innamorata di Nino, il capitano dell’aeronautica Vittorio Blasi (Enrico Roccaforte), Alberto (Maurilio Leto), Lila (Karen Ciaurro), il professor Nicolai (Vincenzo Amato), Michel (Thierry Neuvic), paziente di Nora e interesse di Andrea, e il poliziotto Cataldo (Francesco Scianna).

Gianluca Tavarelli nelle note di regia scrive:

Le cose che restano racconta una vicenda del tutto diversa ma con la stessa straordinaria capacità di Rulli e Petraglia d’intrecciare le storie, di riuscire ad inventare snodi narrativi attraverso i quali la trama procede o cambia binario. Un grande affresco sulla sostanza della società italiana, anzi direi della società occidentale, che affrontano temi come l’immigrazione, l’omosessualità, un’apertura nuova nei rapporti interpersonali.

Il mio lavoro è consistito nel dare vita alla sceneggiatura attraverso gli attori, gli ambienti, la messa in scena vera e propria. Le vicende che il film racconta sono molto minime, tristemente quotidiane, piccoli spostamenti del cuore, grandi o piccoli tradimenti. Una quotidianità in linea con i miei film precedenti. Le cose minime sono raccontabili soltanto attraverso degli attori in grado di riportare quelle sfumature. È un film pieno di dolore, d’emozione tangibile. Era importante non renderlo lacrimevole, grazie a degli attori che recitassero in modo molto naturale, molto vero.

In dicembre su Raiuno il dramma familiare di Tavarelli

novembre 15th, 2010 by Daniela

Note di regia del film “Le Cose che Restano”

novembre 9th, 2010 by Daniela

http://www.cinemaitaliano.info/news/06249/note-di-regia-del-film-le-cose-che-restano.html

Avevo apprezzato enormemente “La meglio gioventù“, vidi il film tutto di seguito all’anteprima dell’Auditorium di Roma.
Mi piace molto in generale il racconto “nel tempo”, come Heimat, epopee che durano molto e sviluppano generazioni che si alternano, eventi storici che si mescolano con accadimenti privati. Quando Angelo Barbagallo mi ha proposto il progetto de “Le cose che restano” mi è piaciuto subito. Una vicenda che si svolge nell’arco d’un paio d’anni appena, ma che aveva bisogno d’uno sviluppo narrativo di sei ore perché i personaggi, i percorsi che compiono, hanno necessità di tempo. I traumi che la vita impone ai personaggi necessitavano d’uno sviluppo più lento. Rispetto all’eredità de La meglio gioventù non mi sono mai sentito penalizzato, anzi è un’ombra che fa bene. Sono orgoglioso di dire che “Le cose che restano” nasce da una costola di quel grande successo.
Le cose che restano” racconta una vicenda del tutto diversa ma con la stessa straordinaria capacità di Rulli e Petraglia d’intrecciare le storie, di riuscire ad inventare snodi narrativi attraverso i quali la trama procede o cambia binario.
Un grande affresco sulla sostanza della società italiana, anzi direi della società occidentale, che affrontano temi come l’immigrazione, l’omosessualità, un’apertura nuova nei rapporti interpersonali.
Il mio lavoro è consistito nel dare vita alla sceneggiatura attraverso gli attori, gli ambienti, la messa in scena vera e propria. Le vicende che il film racconta sono molto minime, tristemente quotidiane, piccoli spostamenti del cuore, grandi
o piccoli tradimenti. Una quotidianità in linea con i miei film precedenti. Le cose minime sono raccontabili soltanto attraverso degli attori in grado di riportare quelle sfumature. È un film pieno di dolore, d’emozione tangibile.
Era importante non renderlo lacrimevole, grazie a degli attori che recitassero in modo molto naturale, molto vero. Avevo subito pensato a Daniela Giordano per
il ruolo della madre, perché avevo già lavorato con lei in Paolo Borsellino. Sapevo che ha le corde perfette senza bisogno di “recitare”, con quel suo volto da bambina maturata. Lo spaesamento del personaggio della madre è stato reso da Daniela in modo naturale, senza mai calcare sull’angoscia, soltanto con il suo sorriso dolce che nasconde la disperazione. Nel caso di Claudio Santamaria, che interpreta il ruolo del fratello omosessuale, abbiamo cercato di raccontare l’amore di due persone l’una per l’altra sottraendoci a tutti i possibili luoghi comuni, alle posture del corpo o della voce, mirando all’anima di quel rapporto. Esattamente come
lo vive una coppia eterosessuale, con gli stessi desideri. Anche di Paola Cortellesi e di Ennio Fantastichini conoscevo già il potenziale enorme.
A me piacciono molto gli attori “caldi”, nel senso che abbiano un proprio vissuto, un loro mondo messo totalmente a disposizione del film. Penso che un padre come quello che interpreta Ennio non debba essere infallibile, non piangere mai,
ma che debba avere le sue debolezze. Però lui sa esserci nei momenti importanti, e quando ritorna è realmente un padre, non nel senso dell’autorità ma perché capisce i problemi dei figli e sa far sì che si aiutino da soli.
Più complicato è stato scegliere un attore per il ruolo di Nino, dell’età cioè d’uno studente universitario. Abbiamo fatto moltissimi provini. Lorenzo Balducci ne fece due, e alla seconda mandata interpretò tre scene perfettamente. È un attore che sa trasformare qualunque cosa gli fai fare in un modo vero e credibile. Nino è difficile, controverso, meno “positivo” rispetto agli altri personaggi. Critica le cose che fa, non è coerente, aggredisce il padre e poi si comporta nel suo stesso modo, a volte è saputello. C’era il rischio di rendere Nino antipatico, oppure di
spogliarlo di certe sue contraddizioni. Lorenzo è riuscito invece, malgrado i lati negativi del personaggio, a tenerci sempre dalla sua parte, a farsi capire. Per il ruolo del fratello minore cercavo invece un attore che fosse un po’ il suo opposto. Facendo una serie di provini abbiamo incontrato Alessandro Sperduti che è molto
allegro nella vita, ti trasmette subito un senso di amicizia. Sul set con gli attori in generale non abbiamo fatto grandi prove, quasi sempre abbiamo subito girato. Volevo che non perdessero la spontaneità, ma anche l’insicurezza che hanno la prima volta che interpretano una scena.
Spesso giravamo anche le prove. In una prima versione il testo s’intitolava “La casa”, ed era quella la protagonista del film. Ci abbiamo messo molto a trovarla, ad arredarla, trasformando degli uffici notarili dismessi in una dimora borghese. La casa è importantissima per quella famiglia numerosa, fracassona, e segue il percorso dei personaggi. Dopo un periodo iniziale di luci accese si va svuotando, rimane chiusa, al buio, e alla fine viene riconquistata gradualmente, stanza per stanza, riprendendo le sue funzioni vitali, la sua forza. Si riempie di altre vite, di altre situazioni. Analogamente la macchina di Lorenzo segue un percorso simile, evoca come un totem un personaggio che nessuno riesce a dimenticare. La macchina riprende poi vita, riporta Nino dalla madre esorcizzando un dolore. Dallo sfasciacarrozze la macchina diventa il simbolo di qualcosa che non puoi più portarti dietro per continuare a vivere.
Il film racconta gli immigrati come esseri umani a tutto tondo, capaci di pensare. Shaba infatti è il personaggio che capisce meglio quanto accade. Quando entra nella casa di notte con uno sguardo percepisce tutto ciò che era successo lì. Lei si conquista lo spazio da sola, con la sua bontà, la sua intelligenza, la sua capacità d’aiutare Nino senza mai chiedergli niente. Anche la madre di Nino si specchia completamente in Shaba.

Gianluca Maria Tavarelli

nella foto: Balducci, Fantastichini, Giordano, Santamaria

Le cose che restano di Tavarelli il 4 novembre al Festival del Cinema di Roma

ottobre 31st, 2010 by Daniela

Le cose che restano

 Regia di Gianluca Maria Tavarelli Spettacolo | Eventi Speciali

Titolo originale: Le cose che restano Paese: Italia Anno: 2010 Durata: 352′

Lingua originale: Italiano Titolo inglese: Longlasting Youth Proiezioni 04.11.2010 h 17:00, Salacinema Alitalia

 Le cose che restano è la storia di una famiglia che si divide e di una casa che si svuota, a seguito di un evento doloroso. Ma è anche la storia di come, a poco a poco, la famiglia e la casa ritrovano vita e senso, lasciandosi abitare – e contaminare – da nuove esistenze. Nora (Paola Cortellesi), Andrea (Claudio Santamaria) Daniela Giordano al centro della foto, in un momento drammatico del film Nino (Lorenzo Balducci) , la madre Anita ( Daniela Giordano) e il padre Pietro (Ennio fantastichini) reagiscono con fatica e coraggio al disorientamento che li colpisce, cercando – fuori e oltre la famiglia – altri mondi, altri amori, altre spinte a vivere. Accanto ad essi si muovono i nuovi cittadini italiani, uomini e donne tra i venti e i quaranta anni, presi nel giro del lavoro che c’è e non c’è, della responsabilità e della moralità che si appannano, delle guerre che combattiamo senza dire che le combattiamo, dei popoli che vengono a noi dalla povertà e ci interrogano. Una lunga maratona in quattro capitoli, una storia che cerca di raccontare chi siamo, cosa siamo diventati, e cosa non vogliamo più essere. Così, questa famiglia che confusamente resiste e faticosamente si ricompone, si fa simbolo di un intero paese alla ricerca di una nuova identità. Presentato in anteprima al Festival Internazionale del Film di Roma in una versione appositamente realizzata per l’occasione. Cast Paola Cortellesi, Claudio Santamaria, Lorenzo Balducci, Daniela Giordano, Ennio Fantastichini, Antonia Liskova, Leila Bekhti Credits Regia: Gianluca Maria Tavarelli; Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Stefano Rulli; Fotografia: Roberto Forza Montaggio: Alessandro Heffler; Scenografia: Sonia Peng; Costumi: Claudio Cordaro; Musica: Marco Betta; Produttore: Angelo Barbagallo; Produzione: BiBi Film (Italia), Rai Fiction (Italia), MFP (Francia), France 2 (Francia); Distribuzione internazionale: Rai Trade (Italia)

Grande successo dell’Orpheus al Cairo

ottobre 28th, 2010 by Daniela

GRANDE SUCCESSO DELL’ORPHEUS

dal sito http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/eventi/viewevento.asp?idx=3568 pubblicato il 28 ottobre 2010

 

La locandina dello spettacolo Il Cairo.

Grande successo dello spettacolo Orpheus, presentato alla XXII edizione del Cairo International Festival for Experimental Theatre, dal 10 al 20 ottobre. Lo spettacolo, scritto e diretto da Daniela Giordano, sostenuto dall’ Ambasciata e dall’Istituto Italiano di Cultura del Cairo nel prestigioso contesto della X edizione della Settimana della lingua italiana nel mondo, si è evidenziato per l’alta qualità della performance, richiamando, oltre ad un numerosissimo pubblico, l’attenzione dei media locali, in particolare giornali e riviste del settore e della televisione nazionale egiziana. In particolare la rete televisiva Ch 2 Egypt, canale satellitare, ha dedicato un grande spazio all’evento, trasmettendo parti dello spettacolo e invitando la compagnia ad esibirsi dal vivo.

La suggestione dello spettacolo è stata tale che molti giovani attori e attrici hanno chiesto di potere approfondire la conoscenza dei metodi del teatro italiano, sollecitando la possibilità di attuare dei workshops al Cairo. Sia il Ministero della Cultura egiziano che la Direzione del Festival hanno trovato la proposta particolarmente interessante e hanno manifestato grande interesse alla sua realizzazione.

Anche il Direttore dell’ Istituto Italiano di Cultura, Patrizia Raveggi, ha espresso ampia apertura alla realizzazione dell’ iniziativa, trovando che un progetto di formazione in loco risulterebbe particolarmente utile per avvicinare alla conoscenza della cultura e del teatro italiano, i giovani studenti di arte e arte drammatica. Allo scopo ha offerto la disponibilità a mettere a disposizione, per la realizzazione dei workshops, il teatro dell’ Istituto.

 

intervista a Daniela di Nourdine Betayb per tunisian press

ottobre 24th, 2010 by Daniela

stampa tunisina

ORPHEUS-15 e 16 ottobre 2010 Al-Arayes Theatre, Il Cairo

ottobre 10th, 2010 by Daniela

Orpheus di Daniela Giordano – Il Cairo, 15 e 16 ottobre alle 19.00 al Al-Arayes Theatre, Ataba Sq. -
XXII edizione Cairo International Festival for Experimental Thatre,10-20 ottobre 2010
una produzione CRTscenamadre/Festad’AfricaFestival

Un Orpheus contemporaneo in Egitto

ottobre 8th, 2010 by Daniela

Orpheus scritto, diretto e interpretato da Daniela Giordano

Teatro: un Orpheus contemporaneo in Egitto/ dalla Home page del Ministero degli Affari Esteri 

08 Ottobre 2010
L’Orpheus scritto e diretto da Daniela Giordano, con le coreografie di Lamine Dabo, vola in Egitto dal 10 al 20 ottobre 2010. La compagnia è stata scelta a rappresentare l’Italia nel cartellone della XXII edizione del Festival Internazionale del Teatro Sperimentale al Cairo, che offre più di 60 spettacoli provenienti da tutte le nazioni del mondo. Lo spettacolo è stato inserito dall’Istituto Italiano di Cultura del Cairo fra le manifestazioni previste per celebrare la Settimana della Lingua Italiana nel Mondo.Partendo dal mito classico,l’Orpheus contemporaneo di Daniela Giordano, utilizza differenti codici culturali dall’Europa all’Africa, dalla poesia al teatro, dalla musica alla danza,mettendo in evidenza non solo l’interdipendenza tra diverse culture, ma raccontando anche come le nostre società si stanno trasformando. Sulla scena, insieme a Daniela Giordano e Lamine Dabo, Gjibril Gningue alla Kora e una preziosa new entry: il grande percussionista Sena MBaye.

L’Orpheus ha debuttato a Roma nel settembre 2009 nell’ambito dell’XIII edizione del Festa d’Africa Festival di cui è direttrice Daniela Giordano e continua, con successo, la tournèe nazionale e internazionale. E anche la IX edizione del festival, appena conclusa, ha ottenuto un successo straordinario sia per il pubblico che per la stampa nazionale e internazionale ed ha avuto prestigiosi patrocini, nazionali ed internazionali, tra cui anche quello del MAE.